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Pedagogicamente parlando N.1

Serve ancora avere pazienza perché il tempo dell’attraversata non è finito. Abbiamo da comunicare molto, anche ai più piccoli.
Ogni tempo è un tempo educativo anche quello che appare ostile.
Il tempo può educare ed educarci perché diventa occasione, anche quando non è scelta, per conoscerci e conoscere l’altro.
Bambini e ragazzi recepiscono anche il nostro sguardo di adulti sul mondo e, se l’impotenza e lo scoramento sono naturali, possiamo restituire anche forza e vitalità anche quando le condizioni sono avverse.
Paradossalmente anche di più.
Dopo un anno di attraversata le energie appaiono un po’ meno  ma, forse, abbiamo la consapevolezza del fatto che la speranza non si esaurisce in un generico, seppur vitale: “andrà tutto bene” ma in un desiderio di bene per se stessi e per gli altri.
Il desiderio di bene prende forma nella vicinanza e nell’attivazione.
Vicinanza (come prossimità) – distanza (come capacità di osservare) e attivazione (fare con) – attesa (rispettare il tempo dell’altro) sono binomi molto fertili anche a livello educativo con bambini e ragazzi.
Ecco che anche questo tempo ancora inedito è ambiente per praticare questi binomi educativi con movimenti rinnovati e parole differenti.
Testo di PiEffe

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