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…E se partissimo dai diritti dell’infanzia??

Non è questione né di destra né di sinistra: è semplicemente e surrealmente un dato oggettivo. E ai più non rimane che prenderne atto senza capire realmente quali le questioni sul tavolo e le possibili soluzioni da perseguire. Lo sgombero di un campo Rom può cambiare nelle modalità, ma mai nella sostanza. Da decenni – o da secoli, perché le presenza di gruppi Rom e Sinti sul nostro territorio risale al 1400 – assistiamo all’atto dello sgombero da parte delle amministrazioni locali di insediamenti più o meno abusivi, più o meno tollerati. Ma la questione non cambia nella sostanza: non si cercano soluzioni sostenibili, non piani integrati di strategie di intervento che abbiano il coraggio di trovare una implementazione vera.
   Dalla Francia arrivano echi di misure estreme nei confronti di Rom, ed ecco che in Italia lo sgombero trova la ribalta mediatica che, ahimè, dura mezza giornata. Milano ieri mattina con Via Rubattino e Roma oggi inizia con Ponte Bianco un piano per sgomberare 200 insediamenti: quali le misure per fare in modo che la questione non torni d’attualità tra 6 mesi?
   Le risposte non è facile darle, neanche per i Rom stessi, gli esperti, urbanisti e le   associazioni che lavorano da anni in questo settore: ma delle certezze ci devono essere. Come ad esempio quella di dover partire da un tavolo comune, che abbia al centro una questione di legalità e di diritti e di doveri. Imprescindibili. E noi, visto che ci occupiamo di infanzia, non possiamo non partire da lì. Dai diritti dei più piccoli e dalle potenzialità che i bambini hanno. In ogni cultura e in ogni paese, che si intenda democratico.

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