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Papà e figli crescono insieme

Dopo circa 6 anni di paternità sentirsi chiamare papà ha un impatto ancora molto inteso.

I miei figli lo scandiscono in modo differente, ma non mi sono ancora abituato alle molteplici intonazioni e sfumature. Due sillabe, ci ricorda Michele Serra nel suo ultimo libro, e ti ritrovi responsabile di un’altra vita.
L’avvento di un figlio chiede di ri-nascere in termini psichici, dentro di te, e sociali, nelle relazioni.

Il modo con cui ogni figlio racconta e chiama il proprio papà costruisce nel tempo una parte significativa dell’identità genitoriale. Papà è pronto a rispondere, papà è disponibile per risolvere, papà non ascolta, papà è allegro, papà è stanco, papà non capisce, papà giochiamo, papà cantiamo, papà… sono miriadi i toni e i colori con cui ogni bambina e bambino chiama o descrive il proprio papà. È l’incipit di tanti dialoghi e domande.

C’è anche un modo intensissimo per intendersi che si raffina nel tempo: lo sguardo. Ancora piccoli i bambini iniziano a fissarti e a scovare, oltrepassando la pupilla, l’anima di ogni papà. Ne imparano a conoscere i gusti, ne vedono le preoccupazioni e le fatiche, ne rivelano le qualità, si inizia così a creare quella relazione unica che ha un tirocinio differente rispetto a quello di una madre. Un tirocinio fatto di gesti, momenti e linguaggi tutti da scoprire. A volte ti stupisci di aver trovato la modalità di contatto più idonea con i tuoi figli a volte ci si rammarica per non essere riusciti a trovarla.

Diventare padri, esserlo quotidianamente, non necessita di eroismo ma di una maggiore consapevolezza di sé e una puntuale attenzione all’altro che chiede decentramento. La responsabilità maggiore è quella di essere consapevoli di una funzione che solo parzialmente ti è stata raccontata o consegnata da qualcuno; il rischio è quello dell’improvvisazione o della costruzione di ruoli legata a modelli fuori contesto. Forse una strada è la costante ricerca, nel frammentato cammino della vita, di una relazione significativa con i propri figli. Questo significa tenere e costruire insieme un legame.

I ritmi e le dinamiche che scandiscono il contesto sociale non sempre facilitano questo percorso ma se ci mettiamo in ascolto e ci lasciamo attraversare dagli sguardi e dalle chiamate dei figli scopriremo che il percorso non è in solitudine ma si sta costruendo insieme.

 

Francesco Pisa

papà e pedagogista

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