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Infanzie negate, a 1km da casa

L’Appia Nuova è una delle vie consolari più belle di Roma: una delle più antiche ma che ha trovato una bella sintesi tra quello che rappresentava duemila anni fa e oggi. Ho vissuto sull’Appia per diversi anni: bel quartiere popolare, in una zona piena di parchi, tra cui la valle della Caffarella e il parco degli Acquedotti. E proprio tra quei parchi, che sembrano pezzi di campagna in piena città, con tanto di anfratti di vecchie resta romane, sono tanti i Rom e i senza fissa dimora che vi trovano “casa”.

In uno degli ultimi sgomberi della Caffarella sono stati sgomberati anche Raul, Fernando, Sabatino e Patrizia. La loro famiglia aveva quindi trovato un posto proprio sull’Appia, un pezzo di cemento nascosto ai più da alte canne su cui hanno arrangiato la loro baracchina: e ho quelle condizioni di vita davanti agli occhi, perché entrare in una di quelle moderne capanne di lamiera, vedere come adulti ma soprattutto bambini vivono nel 21esimo secolo a 1 km da casa tua è una di quelle esperienze che difficilmente si dimenticano.

Entrare in un campo Rom e trovare bambini a piedi nudi, donne che lavano vestiti con acqua fredda e taniche di acqua per cucinare è a tratti straziante: le prime volte che mi è capitato restavo muta per intere mezz’ore. Ma poi arrivava sempre un bambino, di corsa a capire chi tu fossi e se avessi voglia e tempo di giocare con lui o lei. E allora tutto acquistava una alone di surreale normalità, perchè del resto che colpa ne avevano loro? Adulti che “scelgono” di vivere così, istituzioni che “permettono” che si viva così. Non c’è colpa solo da una parte, o comunque le responsabilità vanno sicuramente condivise: ma non quelle di quei quattro bambini che hanno perso la vita in un rogo, in una baracca di lamiera a 3km da Piazza San Giovanni, nel cuore di Roma.

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_febbraio_7/vertice-e-sgombero-campo-abusivo-dopo-rogo-181413428665.shtml

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